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Anche io sono un appassionato di corsa, o meglio un runner. Correre è il modo più semplice per mantenere una buona forma fisica, rapidamente ed efficacemente, per questo tante persone corrono ed è forse lo sport più popolare.
La maggior parte del tempo il runner viaggia con un metabolismo aerobico, vale a dire consumando ossigeno: più ossigeno arriva ai muscoli, più veloce va l’atleta a velocità costante.
Il runner è, per l’ortopedico e per il chirurgo del ginocchio in particolare, un animale strano, che si presenta con una ripetitività del gesto esasperata ed usurante.
L’ortopedico è per il runner un animale strano, che lo osserva e che quasi sempre gli dice banalità come “Fermati, riposati…etc”. Come è noto però, la corsa scatena endorfine e crea quindi dipendenza nella mente del runner che non vorrebbe fermarsi mai. Da qui la necessità di unire per l’ortopedico la biomeccanica della corsa (ed una profonda conoscenza dei materiali cioè le scarpe) con la follia necessaria per permettere la corsa a persone che spesso andrebbero fermate.
Oggi sappiamo che non esiste un modo perfetto di correre e nemmeno un modo più veloce: in base alle proprie caratteristiche biomeccaniche (angoli degli assi meccanici ed anatomici delle ossa degli arti inferiori), biologiche (cuore, polmoni, sesso, razza) e comportamentali (come abbiamo imparato a correre) ognuno di noi è particolare.
Paradossalmente è più difficile curare un runner lento e poco allenato di uno veloce e che si allena magari per 50 km a settimana. Questo perché il lento usa le sue risorse al 20% e può avere grossi scompensi, mentre il veloce ha già ottimizzato il suo stile e le sue possibilità e ha problemi di consumo da eccessiva ripetitività del gesto.
Sul ginocchio, che come il piede lavora moltissimo nella corsa, si scaricano gran parte dei problemi di rotazione del corpo. La rotazione del corpo, necessaria per la corsa, si scarica in forze di torsione sul ginocchio. Le rotazioni dei piedi, che comunque devono spingere il corpo su una linea retta, passano per il ginocchio e vengono compensate dall’anca e parzialmente dalla rotazione del bacino nel movimento.
Il ginocchio diventa quindi un’articolazione di conflitto nel runner con svariati problemi meniscali ed a carico del tendine del popliteo.
Ecco quindi la necessità di un lavoro di messa a punto della convergenza dei piedi per evitare microtraumi ripetitivi con la scelta di scarpe o plantari adeguati.