Il trattamento delle lesioni del legamento crociato anteriore

Bisogna innanzitutto dire che esiste una possibilità di guarigione della lesione del legamento crociato anteriore (LCA), soprattutto delle lesioni parziali. Come accade in tutti i legamenti infatti, se la lesione non è totale, può esserci una cicatrizzazione della parte lesionata se sostenuta e mantenuta in tensione da una porzione che sia sopravvissuta al trauma.

Un tempo tutte le lesioni del ginocchio venivano sottoposte a trattamento con un gesso che ne permetteva la cicatrizzazione ma solo di alcune. Oggi, con la Risonanza Magnetica Nucleare e con la visita dell’ortopedico, siamo in grado di dire subito quali lesioni possano guarire e quali invece siano chirurgiche già a poche ore dal trauma. Credo personalmente che la RMN sia un esame che vada fatto quasi subito, dopo una radiografia che escluda fratture grossolane.

La guarigione di un LCA non porta quasi mai ad un eccellente risultato meccanico, ma in molti casi la lassità rimanente è minima e non viene percepita dal paziente. Esiste poi un trattamento conservativo delle lesioni croniche del LCA con fisioterapia e potenziamento dei flessori: ovviamente questa tecnica è molto spinta dai fisioterapisti, ma porta a conseguenze dannose per il ginocchio.

Un ginocchio con una lassità anteriore, infatti, lavora con una sublussazione cronica anteriore di alcuni millimetri in tutte le fasi della giornata con sovraccarico del menisco interno, che dopo qualche mese si lesiona “a manico di secchio“ lussandosi al centro del ginocchio. A questo punto il malconsigliato paziente è costretto a subire una meniscectomia con grave danno artrosico.

La filosofia saggia è invece ricostruire il legamento crociato anteriore prima della lesione del menisco per salvare il ginocchio dall’artrosi.

Il trattamento chirurgico del LCA

Si tratta di un trapianto di un tendine prelevato dallo stesso paziente che viene posto pro-lca.

Esistono 2 trapianti più scelti: il tendine rotuleo e il tendine del semitendinoso. Criterio della scelta è fondamentalmente il danno che si fa al paziente con il prelievo.

Il tendine rotuleo

o meglio la sua porzione centrale, è un ottimo trapianto perché ha 2 porzioni di osso alle 2 estremità e questo consente una buona tenuta biologica del trapianto già a 4/6 settimane dall’intervento. E’ la prima scelta nei giovani calciatori fino a 23/24 anni che hanno un tendine grosso, spesso e che guarisce bene. Purtroppo nei pazienti con tendini meno allenati ed ipertrofici (sportivi occasionali e donne) il prelievo lascia strascichi dolorosi e non è di grande qualità.

Il tendine del semitendinoso

è un tendine flessore che viene generalmente quadruplicato (si forma cioè una treccia a 4 bande) con ottima resistenza meccanica. Richiede però 6/8 settimane per l’attecchimento all’osso nelle quali la tenuta è garantita da fili o viti. La funzione di questo tendine viene vicariato dal tendine del gracile che un tempo si usava per irrobustire il prelievo, con danno alla forza in flessione. Oggi con le tecniche di prelievo e fissazione più moderne, il semitendinoso garantisce un trapianto ottimo evitando l’inutile sacrificio del gracile.

La mininvasività

Oggi è il criterio più importante in tutta la chirurgia del ginocchio: tagli più piccoli, minore insulto chirurgico all’organismo e guarigioni più rapide a prezzo di una necessaria maggior perizia dell’operatore.

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