protesi ginocchio anallergiche
Pubblicato il: 25 Settembre 2020

L’allergia al nichel, materiale utilizzato nelle protesi articolari di sostituzione (anca, ginocchio) è molto diffusa, alcuni studi danno una incidenza nella forma cutanea anche del 10%; in questi pazienti dobbiamo usare protesi con materiali differenti.

Tuttavia, una delle domande che più spesso un paziente che soffre di allergie ai metalli si pone, è se le protesi anallergiche durino quanto quelle normali.

Ho analizzato questo argomento con uno studio condotto con altri colleghi dell’istituto Galeazzi di Milano e pubblicato sul Journal of Arthroplasty, la rivista scientifica più prestigiosa al mondo riguardante le protesi articolari.

Nell’articolo abbiamo confrontato i risultati a 5 anni di protesi mono-compartimentali tipo Oxford, menisco mobile, le più usate, rivestite di Titanio/ Niobio.

Questo procedimento consente di mostrare all’organismo una superficie anallergica mantenendo all’interno un disegno ed una qualità protesica ultra collaudata.

Il dubbio è che nel tempo l’organismo tenda a “respingere” queste protesi oppure che il rivestimento in titanio cambi, sia pure minimamente, le caratteristiche dell’impianto.

I risultati sono stati ottimi ed esattamente comparabili a protesi standard in pazienti senza allergie ai metalli.

Questo ci dà la certezza che possiamo utilizzare delle protesi con rivestimento in titanio senza dover cambiare modello per chi ha allergie, con la sicurezza di modelli validati da anni di esperienza e studi clinici.

Esistono poi protesi fatte interamente di materiali anallergici che personalmente ho usato per anni, quando il problema dei costi delle protesi era meno sentito dalle amministrazioni, con ottimi risultati e senza aver mai avuto episodi di insensibilità o di cedimento dei materiali.

La mia personale esperienza nell’uso di materiali anallergici è quindi totalmente positiva, e possiamo utilizzarli con tranquillità del chirurgo e del paziente.

A questo link è possibile consultare l’articolo:

https://www.arthroplastyjournal.org/article/S0883-5403(20)30785-3/fulltext

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