Le cellule staminali sono cellule capaci di differenziarsi in vari tipi di cellule, potremmo definirle le cellule “origine” di tutte le cellule, e contrariamente a quanto si possa pensare sono presenti anche nell’adulto.
Perché se ne parla, e cosa le lega alle nostre anche o ginocchia o alle spalle?
La ricerca sulle cellule staminali nasce negli anni ‘50 quando, in piena guerra fredda, la paura di un conflitto nucleare spinse gli scienziati nordamericani a cercare delle soluzioni ad un possibile irradiamento.
Nel 1963 i ricercatori dell’università di Toronto partirono con la scoperta delle prime staminali, nel 1981 cominciò la sperimentazione per la riproduzione dalle staminali di topo, e nel 1998 si partì con le cellule staminali embrionali umane e con la loro riproduzione.
Determinante è però la scoperta dopo il 2006 della possibilità di riprogrammare le staminali per creare cellule nuove differenti da quelle del tessuto originale con un procedimento che viene chiamato trans-differenziazione.
Qual è l’uso clinico attuale delle cellule staminali?
Fondamentalmente vengono estratte con vari procedimenti dall’adipe e portate nel tessuto bisognoso di un rinnovamento.
Questo tipo nuovo di medicina è chiamato medicina rigenerativa, ed è utilizzato dapprima dai chirurghi plastici per fare del “lipofilling”, che fondamentalmente era un trapianto di grasso, ora viene utilizzato nella speranza di una rigenerazione appunto dei vari tessuti umani.
Parliamo quindi di un tentativo di rinnovamento che in ortopedia coinvolge soprattutto le grandi articolazioni e consiste nell’iniettarne all’interno una parte di materiale adiposo adeguatamente trattato.
Non stiamo parlando di un trapianto di organo completo e nemmeno di una sostituzione come avviene con le protesi ma di un ringiovanimento della parte interna dell’anca o del ginocchio o della spalla.
I risultati nell’esperienza clinica comune sono piuttosto buoni ed ormai è abbastanza comune che un chirurgo proponga un’artroscopia ad una persona sopra i 50 anni con una successiva “aggiunta” di cellule staminali.
Sicuramente queste cellule non riparano un menisco rotto od un legamento che provoca instabilità, casi in cui il gesto chirurgico è ancora finalizzato ad una riparazione meccanica, ma sicuramente “lubrificano” e migliorano l’ambiente intra-articolare.
Un passo avanti ? Sicuramente, nella maggior parte dei casi, per le articolazioni usurate da far “ripartire”.