Il dolore

Un ginocchio normale non dà dolore a meno di carichi prolungati che possono dare, nei giorni successivi, dolori da fatica ossea anche molto fastidiosi. In genere il dolore è sinonimo di danno e il punto dolorante coincide con la struttura anatomica interessata.

Un dolore anteriore è di provenienza dall’articolazione femoro-rotulea, un dolore laterale o mediale quasi sempre dal menisco più vicino, un dolore posteriore può essere la spia di lesioni dei corni posteriori del menisco. Un dolore continuo può essere generato da una infiammazione continua come una sinovite o da un versamento che metta in tensione l’articolazione.

Il gonfiore

In termini più tecnici parleremo di tumefazione. Se successiva ad una distorsione e accompagnata da una sensazione di dolore e calore può essere il sintomo di un emartro, cioè di un versamento di sangue nell’articolazione.

Se la tumefazione non è legata ad un trauma può essere dovuta ad una infiammazione interna all’articolazione, una artrite o una sinovite, con un versamento sieroso interno (idrartro).

Il cedimento

Un ginocchio con un danno legamentoso è potenzialmente instabile e quindi può dare cedimenti in flessione e rotazione del ginocchio con sensazione di scrosci intrarticolari. Il cedimento è sempre un sintomo di instabilità maggiore. Alcune volte la mancanza di forza nel muscolo quadricipite, a causa di un danno al nervo femorale da ernia discale l3 l4, può dare dei cedimenti anche durante le normali attività.

Alcuni cedimenti sono dovuti al dolore e alla paura, che fanno rilassare immediatamente la muscolatura, sono chiamati pseudo-cedimenti.

Il blocco articolare

È dovuto a qualche struttura anatomica interna al ginocchio che invece di permettere un movimento armonioso si interpone. Generalmente un blocco fa pensare ad una lesione meniscale con un frammento che si interpone come nel caso del “manico di secchio” quando l’intero menisco si ribalta al centro del ginocchio. Quando la rotula ha un difetto di scorrimento nel solco anteriore del femore, la troclea si può bloccare con un intenso dolore anteriore. Molte volte il blocco è legato al dolore causato dal movimento e dalla paura di provocarlo con il paziente che “tende” i muscoli per evitare dolore.

Lesione legamento crociato, il test del cassetto.

Il legamento crociato anteriore serve ad evitare che la tibia si sposti anteriormente al femore causando instabilità e cedimenti.
Anatomicamente va dalla parte anteriore delle spine tibiali, sul piatto tibiale, al condilo femorale esterno contribuendo a limitare anche le rotazioni del ginocchio lavorando insieme al legamento crociato posteriore.
Quando vogliamo provare la tenuta del legamento crociato anteriore effettuiamo una trazione in avanti sulla tibia con il cosiddetto “cassetto”.
Due sono le manovre tipiche: il cassetto classico, con il ginocchio flesso a 90° ed il cassetto in estensione con il ginocchio flesso tra i 10 ed i 20° detto Lachmann, dal nome di uno dei suoi scopritori.
Il cassetto classico è abbastanza facile da effettuare, con il ginocchio flesso a 90 ° si stabilizza il piede e si esercita una trazione sulla tibia da dietro in avanti.
Quando un ginocchio è sano lo spostamento in avanti è lo stesso nelle due ginocchia con un arresto netto dopo 2 -5 mm; se lo spostamento rispetto al controlaterale è maggiore questo è segno di una lassità anteriore dovuta quasi sempre ad una lesione del legamento crociato anteriore.

In questo video il test del cassetto con ginocchio flesso

Il cassetto in estensione con il ginocchio da un minimo di flessione è meno intuitivo e richiede una certa esperienza; anche in questo caso è necessario provare il controlaterale.

Il questo video il test del cassetto a ginocchio steso

Questi due test vengono sempre utilizzati per fare la diagnosi assieme agli altri test di lassità in varo, valgo e rotazione (il cosiddetto Jerk test).

La facilità dell’esecuzione del test del cassetto lo ha reso popolare, inoltre quando la lesione del legamento crociato anteriore sia cronica e la lassità sia importante i risultati sono molto facili da far valutare anche al paziente che “sente“ il movimento senza uno stop.

Oggi molti radiologi, quando vedono in RMN (Risonanza) la rottura di un legamento invitano già nella diagnosi a verificare con test biomeccanici come questi la stabilità.

Alla diagnosi finale quindi si arriva attraverso le mani dell’ortopedico ….dopo centinaia di prove di allenamento !!!

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