Cosa fare prima e dopo l’intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore?

Prima dell’intervento

Bisogna innanzitutto distinguere tra l’atleta d’elite e la persona normale. Chi ha tempi agonistici stretti in media non ha tempo di preparare il ginocchio all’intervento: si opera prima possibile per cercare di guadagnare tempo.

E’ la scelta più dura perché al trauma subito dal ginocchio si somma il trauma chirurgico dovuto all’intervento di ricostruzione. Parliamo però di ginocchia con una qualità dell’osso e con una vascolarizzazione decisamente superiore alla media. Il dolore post operatorio è generalmente più alto, ma è un prezzo da pagare per guadagnare tempo. L’unico trattamento possibile è nelle poche ore precedenti all’intervento il RICE (Rest – cioè riposo, Ice, Compressione e Estensione).

Per le altre persone, non sportive di livello professionistico, è invece importante non trasformare il trauma in qualcosa di pesante. Si opta quindi quasi sempre per un periodo di riposo e fisioterapia per riprendere l’articolarità del ginocchio e diminuire il dolore il più possibile.
Esistono delle eccezioni, ad esempio quando c’è una lesione combinata di lca e lcm l’intervento deve essere il più precoce possibile per stabilizzare il ginocchio, evitando il crearsi di una lassità del legamento collaterale mediale.
Le eventuali fratture associate possono ritardare o accelerare i tempi, ma questo si valuta, ovviamente, caso per caso.

Dopo l’intervento

La cosa più importante dopo un intervento di ricostruzione legamentosa è il movimento. Tutta la moderna chirurgia legamentosa si basa sul principio di fissare saldamente il trapianto all’osso per poter far muovere immediatamente il ginocchio senza che la ricostruzione si allenti.

Già dalle prime ore è importante che il ginocchio si estenda completamente e si fletta a 90°. Tutta la riabilitazione da Gilles Bousquet (il chirurgo francese che già negli anni ’80 cominciava la riabilitazione con il ginocchio in estensione) a Shelbourne (il chirurgo americano che scrisse il lavoro “Accelerated Rehabilitation After Ligament Reconstruction” nel ’93) si basa sul principio dell’estensione o dell’iperestensione del ginocchio, fin dai primissimi momenti.

Contemporaneamente flettere il ginocchio a 90° evita la rigidità di ginocchio con un evidente vantaggio per il paziente; d’altronde, se un ginocchio si muove prima dell’intervento non si capisce perché non debba farlo subito dopo.
Altro punto fondamentale è evitare di infiammare il ginocchio evitando movimenti troppo bruschi, facendo della crioterapia e tenendo l’arto il più possibile sollevato.

Un esercizio utilissimo a questo proposito e far eseguire le flesso estensioni del ginocchio in alto. Finita la prima settimana, non appena la gamba comincia a sgonfiarsi è fondamentale cominciare a camminare con un passo il più possibile naturale. Nella normale deambulazione lo schema è atterraggio del piede a terra con il ginocchio esteso, toccando con il tallone mentre il piede si stacca da terra alla fine del passo, spingendo sulla punta.

La cosa più pericolosa è camminare in maniera viziata a ginocchio flesso utilizzando i tendini posteriori della coscia per trainare il corpo sul piede a terra. Le stampelle canadesi possono essere abbandonate alla fine del primo mese, ma qualche passo senza è consentito dai primi giorni post operatori con un carico a tolleranza.  Il peso del corpo, infatti, spreme i vasi sanguigni del piede dando una spinta al sangue per risalire lungo le vene. In questo modo i piedi si comportano come un secondo cuore.

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